Aprile 18, 2024

Occupazione in agricoltura per i giovani del Mezzogiorno.

GRANDE OPERAZIONE MEDIATICA DEL GOVERNO: LE TERRE INCOLTE AI GIOVANI IMPRENDITORI.

Un’idea neppure tanto nuova, in Sardegna ci ha già provato con il Monte dei Pascoli e la legge 28/84 per l’occupazione giovanile. L’irrisolta questione fondiaria e dell’utilizzo delle terre incolte e malcoltivate.

A conclusione del proprio mandato il Governo Renzi affronta la questione dell’occupazione giovanile del Meridione e il possibile ritorno in agricoltura di una nuova imprenditoria giovanile che favorirebbe l’auspicato ricambio generazionale nel settore primario. Lo fa con due provvedimenti certamente interessanti quanto fortemente sospetti di essere stati ispirati dall’approssimarsi delle elezioni. I due provvedimenti, già in avanzata fase di attuazione hanno dei nomi molto programmatici: “Resto al Sud” e “Banca delle terre”. Con il programma “Resto al Sud” il Governo stanzia un miliardo e duecentocinquanta milioni di euro per prestiti a tasso zero da destinare a giovani imprenditori fino ai trentasei anni di età.  Ciascun giovane imprenditore potrà ottenere un prestito fino a 50.000 euro per realizzare un’impresa agricola e potrà unirsi in società (fino a un massimo di quattro) raggiungendo cosi un potenziale investimento di 200.000 euro.  Una parte della somma assegnata, pari al 35% del costo d’impresa ritenuto finanziabile, sarà concessa a fondo perduto. Il restante 65% sarà assegnato come finanziamento bancario. In pratica ciascun giovane riceverà complessivamente 50.000 dei quali 15.000 a fondo perduto e 35.000 da restituire in otto anni a partire dal terzo anno di attività. La novità del programma è rappresentata dal fatto che sono escluse dal finanziamento le spese di progettazione e le consulenze. L’ente preposto all’esame dei progetti s’impegna a fornire una risposta in merito all’accettazione del piano aziendale entro sessanta giorni. Con il progetto “Banca delle terre” il governo intende promuovere la valorizzazione dei beni non utilizzati nelle regioni del Mezzogiorno.  Il ministro Martina ha precisato in un recente intervento pubblico che con il termine “beni” il Governo si riferisce alle terre, al suolo agrario. Nelle terre abbandonate s’insedieranno le imprese agricole giovanili per avviare produzioni di qualità. Il Governo considererà terreni abbandonati quelli sui quali non sia stata esercitata attività agricola negli ultimi dieci anni. I terreni abbandonati, se di proprietà pubblica, saranno affidati direttamente ai giovani, se di proprietà privata saranno presi in affitto.  “Vogliamo – precisa il Ministro Martina – che si torni a utilizzare le terre pubbliche di qualsiasi proprietà amministrativa per fare agricoltura”. Nulla è dato sapere di che cosa accadrebbe nel caso che, una volta assegnate le poche terre pubbliche disponibili i proprietari privati che non lavorano la terra decidessero di non cederla in affitto. Oltretutto il tempo definito per stabilire che un terreno possa essere individuato come abbandonato è lunghissimo, dieci anni. E poi è evidente che sarà sufficiente praticare poche arature e piantare qualche decina di piante prima dello scadere del termine dei dieci anni per impedire che il fondo agrario possa essere catalogato come terra abbandonata. Nelle regioni dove si pratica il pascolo brado, quali la Sardegna, sarebbe pressoché impossibile individuare aree definibili abbandonate secondo i parametri del programma “Banca delle terre”. Altra cosa sarebbe riconoscere il ruolo di importanza strategica del suolo agrario nella produzione di beni di prima necessità per imporre vincoli temporali di inutilizzo dei suoli più ristretti prospettando perfino l’esproprio per pubblica utilità dei fondi inutilizzati o scarsamente utilizzati. Sappiamo che nessun Governo si assumerebbe mai la responsabilità di adottare simili decisioni. E’ ancora troppo forte la paura di essere accusati di voler espropriare la proprietà privata e di pensare a una sorta di collettivizzazione della terra, in pratica di essere, più o meno, comunisti. Anche per questo è fallito in Sardegna il progetto di realizzazione del Monte dei pascoli che, a parere di chi scrive, meriterebbe una più attenta rilettura e una maggior riconsiderazione di alcuni aspetti fondamentali che il piano prevedeva quali la costituzione dei comprensori agro-pastorali in funzione di un serio progetto di riordino fondiario e di riforma agraria. Ma siamo in campagna elettorale. Il governo ha i giorni contatti, la sostanza e la qualità delle proposte non può non essere sacrificata all’idea della magnificazione di indefiniti e fantasiosi programmi che probabilmente non reggeranno lo scontro con la realtà quotidiana. Programmi che non hanno neppure saputo cogliere il meglio delle leggi regionali per l’inserimento dei giovani in agricoltura che, in questi anni, diverse Regioni hanno saputo proporre e sperimentare. Poco importa. Loro offrono la geolocalizzazione delle terre abbandonate, la banca delle terre, lo sportello telematico per la presentazione delle richieste di finanziamento, 8000 Ha già oggi in vendita sul sito dell’Ismea  che rappresenterebbero il primo lotto di una più vasta offerta di terreni da coltivare che raggiu8ngerebbe la bella cifra di 23mila ettari. Sarebbero in vendita ben 1700 Ha in Sicilia, 1300 Ha in Toscana e Basilicata, 1200 Ha in Puglia, quasi 500 Ha in Emilia Romagna e Lazio e perfino 600 Ha in Sardegna. Una gran bella operazione mediatica per raccogliere consenso elettorale. Poi, molto probabilmente, si vedrà un altro film.

Ps – Maggiori riferimenti tecnici relativi ai progetti “Resto al Sud” e “Banca delle terre”.Sito Ismea;